Articolo del 19 giugno 2018 pubblicato su https://www.monnalisa.eu/magazine/it/healthandwellness-it/cuddles-and-mommies/
«Le coccole – spiega Monica Massa, Shreya, psicoterapeuta, Europe EMDR Practitioner – sono un contatto di vicinanza e di rassicurazione essenziale. L’insegnamento più importante nei primi anni di vita viene fornito dall’interazione umana. Coinvolge gesti e segnali emotivi, tra cui sorrisi, occhiate assertive, espressioni corrucciate, indicazioni col dito, prendere e restituire, negoziare e tante altre. A livello base, le coccole forniscono calore, intimità, piacere, inoltre soddisfano un senso di protezione, sicurezza fisica e aiutano i piccoli a rimanere tranquilli e disponibili al loro apprendimento. Spesso da piccoli le coccole sono un momento di ritrovamento con le figure accudenti, uno spazio di accoglienza e di consolazione, durante ad esempio, l’allattamento, oppure come consolazione dopo un disagio fisico o nel tempo man mano che crescono come conferma dell’essere voluti e amati.»
Come devono evolvere le coccole durante i diversi momenti della crescita?
J. Bowlby, psicologo americano degli anni ‘60, nelle sue numerose serie di ricerche definì l’attaccamento come una classe di comportamento, sia del bambino sia della madre, che hanno come scopo comune quello di raggiungere e/o mantenere la vicinanza reciproca. In particolare nei primi anni di vita del bambino, i due tipi principali di comportamento di attaccamento sono quello di segnalazione (pianto, sorriso, vocalizzi, richiami, gesti), che ha per effetto di avvicinare la madre al bambino, e quello di accostamento (aggrapparsi, seguire, suzione per fini non alimentari), che ha per effetto di avvicinare il bambino alla madre. L’inizio del comportamento di attaccamento si verifica nell’uomo generalmente fra i 4 e i 12 mesi, quando il bambino risponde in modo differenziato alla madre e tende a mantenere il contatto con lei. Successivamente, dagli 1-3 anni, quando lo sviluppo delle potenzialità psico-fisiche (psicomotricità, linguaggio ecc.) consente al bambino il distacco temporaneo dalla madre e la possibilità di ritrovarla, il comportamento di attaccamento viene suscitato anche da altre circostanze, per esempio, il distacco incombente. Dopo i 3 anni, il panorama relazionale e affettivo si arricchisce e il bambino riesce a realizzare una gamma più vasta di rapporti interpersonali, il che porta a una diminuzione dell’attaccamento verso i genitori. Nelle fasi evolutive successive verso l’età prescolare, dove il nutrimento prende una nuova forma, le coccole sono offerte nei momenti maggiormente su richiesta del figlio, a seconda del carattere e delle esperienze che affronta nel mondo. Le coccole nel tempo, quando i figli entrano in fasi evolutive di maggior autonomia, verso l’età delle classi medie, si presentano in relazione all’autoregolazione emozionale del figlio e secondo il suo temperamento. Comunque, a mio parere, il contatto fisico dovrebbe rimanere sempre presente, con carezze sul viso, abbracci “presi o dati” anche se la vita corre, un abbraccio ferma il tempo e sigilla una conferma di amore, verso il figlio. Gli stessi adulti tra loro ancora gradiscono abbracciare, non è forse una forma di “coccola”?
Quanto sono importanti le coccole per un neonato?
Le coccole ai neonati sono molto importanti. Le coccole sono un linguaggio non verbale e trasferisce l’amore, la cura e l’accadimento del proprio figlio. Non bisogna temere il troppo, soprattutto da piccoli meglio “più che meno”, nel tempo ci si regola in base anche alle richieste e ai bisogni dl figlio.
Che differenza c’è fra le coccole di mamma e quelle di papà?
Dipende molto dal carattere e dalla personalità di ognuno, a seconda di come il genitore è stato cresciuto generalmente a sua volta replicherà lo stesso modello di accudimento ricevuto. Si reiterano non solo i modelli culturali, gli insegnamenti e i valori, ma anche gli apprendimenti emozionali ed affettivi. La donna dovrebbe avere un corredo patrimoniale genetico teso all’accudimento, ma le esperienze vissute su di sé come figlia, non assicurano la capacità nel saper “essere affettuose e accudenti”; così come per i padri i modelli ricevuti e vissuti nella propria famiglia sono determinanti come occasioni per rinnovare e confermare o disconfermare, a seconda del vissuto, manifestazioni di comportamenti con gesti e parole verso i propri figli. I padri sono importanti, hanno un compito essenziale nell’ascolto, nella comprensione e nella sintonizzazione con i propri figli, seppur naturalmente con regole e limiti. Dire no è necessario e formativo, le punizioni severe non sono invece una soluzione.
Quali danni può creare a un bambino la mancanza di coccole?
La mancanza di coccole crea un senso di smarrimento, di vuoto e di solitudine nel bambino. La deprivazione materna è un fattore di vulnerabilità e tende a innalzare la soglia del bambino verso il disturbo, più precoce è la deprivazione di contatto subita dal bambino, più gravi sono gli effetti negativi che essa genera. Il danno più grave della deprivazione di contatto, secondo Bowlby, è sul piano affettivo: l’affettività, infatti, è il modo in cui noi entriamo in relazione con l’altro e ci permette di costruire legami duraturi nel tempo. Il bambino che ha vissuto una deprivazione di contatto è incapace di costruire relazioni. Invito quindi mamme e papà ad avere manifestazioni di affetto, di coccole e di gesti d’amore, verso i propri figli. Di andare oltre i vecchi condizionamenti culturali dove “il figlio cresce meglio se non si bacia” o cose simili; dove invece il ponte del legame con i figli si crea dall’amore nei gesti, dalle parole e dai comportamenti di Amore e di rispetto verso di loro.